L’emergenza caratterizzata dal buco dell’ozono è una realtà legata ai cambiamenti climatici e che ci mostra in modo crudele l’impatto negativo che l’uomo ha avuto e continua ad avere sull’ambiente e sul Pianeta.
Il rilascio nell’atmosfera di alcuni composti chimici ha portato alla riduzione dello spessore dell’ozonosfera, schermo che ci protegge dai raggi più pericolosi del Sole.
A sua volta questa riduzione, permettendo a un eccesso di raggi ultravioletti di arrivare sulla Terra, provoca effetti nocivi non solo sull’ambiente ma anche sull’umanità, stravolgendo gli ecosistemi e il loro equilibrio. Ci troviamo di fronte a vera e propria emergenza.
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Cos’è il buco dell’ozono?
Nel corso del tempo le molecole di ozono si sono concentrate formando uno strato nell’atmosfera del nostro Pianeta, chiamato ozonosfera. La scoperta dello strato risale solamente al XX secolo.
Lo strato di ozono è fondamentale per l’uomo perché, mentre lascia passare le radiazioni UVA a bassa energia, assorbe i raggi nocivi provenienti dal Sole: i raggi UVB e UVC, radiazioni ultraviolette cariche di energia e pericolose per vita dell’intero ecosistema.
Se non ci fosse stato questo filtro la vita non avrebbe mai potuto lasciare il mare, permettendo così la nascita dell’uomo e delle specie terrestri. Dunque, mentre i raggi UVA sostengono l’ecosistema, i raggi UVB e UVC possono distruggerlo e annullare l’evoluzione umana.
Il buco dell’ozono è la riduzione dello spessore dello strato di ozono nell’atmosfera causato dall’utilizzo nei secoli di alcune sostanze chimiche da parte dell’uomo; è uno dei principali problemi e rischi per l’ecosistema e il Pianeta stesso. L’assottigliamento più grave si è registrato sopra l’Antartide, minore è quello sopra l’Artico.
Quali sono le cause del buco dell’ozono?
Sino alla seconda metà del Novecento lo spessore dell’ozonosfera si è ridotto ed è cambiato lentamente nel corso del tempo, unicamente per cause naturali.
Si è successivamente ridotto ulteriormente a causa del rilascio di sostanze inquinanti prodotte dall’uomo, tra cui:
- clorofluorocarburi (CFC), dannosi per lo strato di ozono stratosferico;
- idroclorofluorocarburi (HCFC), meno pericolosi per lo strato di ozono ma presentano azioni tossiche;
- idrofluorocarburi (HFC), fanno parte della stessa famiglia chimica dei precedenti, non rappresentano un problema per l’ozono, ma contribuiscono all’effetto serra.
Una ricerca svolta da un team NASA, pubblicata nel 2018, ha mostrato una correlazione diretta tra la presenza di CFC in atmosfera e la distruzione dell’ozono.
Le molecole di questi gas sono in grado di spezzare le molecole di ozono e di legarsi con esse, impedendo in questo modo la formazione e la rigenerazione di nuovo ozono.
Nonostante il loro impiego sia stato bandito, i gas presenti nello strato di ozono sono aumentati sensibilmente.
Quali sono le conseguenze del buco dell’ozono?
Le principali conseguenze riguardano l’intero ecosistema: dagli esseri viventi all’ambiente.
Poiché l’ozonosfera ci protegge dalle radiazioni ultraviolette più pericolose, con una riduzione dello strato i raggi nocivi raggiungerebbero la crosta terrestre mettendo a rischio non solo la salute umana ma anche la sua evoluzione.
I gravi danni che potrebbero subire gli esseri umani sarebbero:
- melanomi sull’epidermide e tumori della pelle, causati dalle radiazioni elettromagnetiche e dalla loro incisione sulla vita delle cellule;
- modifiche delle molecole di DNA e RNA degli organismi viventi;
- disturbi o danni degli occhi fino alla cecità, causati dai raggi UVB.
I raggi solari nocivi influenzerebbero anche l’attività fotosintetica delle piante e la loro crescita. Le conseguenze di una vegetazione minore colpirebbero a loro volta l’essere umano causando gravi danni all’intero ecosistema.
Le radiazioni solari hanno un impatto significativo anche sul clima, stravolgendo gli ecosistemi e i fenomeni meteorologici. A loro volta, i cambiamenti climatici potrebbero rallentare la velocità di ripresa del buco dell’ozono.
Bisogna ricordare che le cause dei cambiamenti climatici non andrebbero attribuite al buco dell’ozono o all’effetto serra, ma all’attività dell’uomo.
Riassumendo, il pianeta diventerebbe inospitale per la vita di molte specie viventi e potrebbe collassare.
Soluzioni al problema
La scoperta di un impoverimento dello strato di ozono risale alle prime misurazioni effettuate nel 1974 da Sherry Rowland. Successivamente l’uomo ha preso diverse decisioni per affrontarlo, tra cui accordi internazionali.
Dieci anni dopo, con la Convenzione di Vienna del 1985, nasce l’obiettivo di salvaguardare lo strato di ozono e proteggere la salute umana e dell’ambiente dagli effetti nocivi dell’assottigliamento dello strato.
Dal 1987, grazie al Protocollo di Montréal, diverse potenze industriali iniziarono ad impegnarsi per la riduzione di emissioni di CFC sino al 1990, in cui più di 90 paesi decisero di sospenderne la produzione.
A oggi, a causa di una temperatura più bassa delle medie e a particolari vortici climatici, si è registrato un buco dell’ozono di dimensioni ragguardevoli.
Il Pianeta sta sopportando da decenni questa emergenza, caratterizzata dal percorso virtuoso della dimensione del buco dell’ozono, e ci vorranno altrettanti decenni e tanto impegno da parte dell’uomo per far sì che l’ozonosfera si ripristini in maniera adeguata.
Dobbiamo perciò smettere di essere i nemici del Pianeta e aiutarlo in questa grande battaglia.