I combustibili fossili sono ormai al centro di ogni discussione legata ai cambiamenti ambientali e alle difficoltà ambientali che sta affrontando il nostro Pianeta, dall’aumento dell’effetto serra al rischio idrogeologico.
È vero, i combustibili fossili sono una delle maggiori cause di inquinamento, ma sono anche un’importante fonte di energia che col tempo si sta sostituendo in favore di energie alternative e rinnovabili. Ma vediamo cosa sono e come si differenziano.
Quali sono i combustibili fossili
I combustibili fossili fanno parte dell’insieme di risorse naturali che l’ambiente mette a disposizione dell’uomo per arricchire la sua esistenza. Questi sono elementi altamente energivori e ricchi di carbonio, derivanti dalla trasformazione naturale di sostanze organiche sotterranee seppellite nel corso delle ere geologiche.
Essi si differenziano per tipologia in base al processo di creazione, stato fisico e utilizzo, la categoria dei combustibili fossili infatti comprende:
- idrocarburi naturali, tra cui il petrolio (grezzo);
- carbone in ogni sua forma;
- gas naturale.
Vantaggi per lo sviluppo
Fin dall’antichità queste risorse hanno giocato un ruolo importante nella vita dell’uomo, infatti l’olio è stato bruciato per secoli nelle lampade per illuminare le case e le strade.
Gli idrocarburi come il catrame sono stati utilizzati per impermeabilizzare il fondo delle imbarcazioni e durante l’imbalsamazione dei corpi, oggi usato nella costruzione di strade e autostrade.
L’utilizzo sistematico dei combustibili fossili risale però all’inizio della rivoluzione industriale in Europa e America del Nord, per via dell’incremento di richiesta energetica da parte delle industrie nate in quel periodo.
La nascita della rivoluzione industriale inglese è infatti dovuta alla presenza di numerosi giacimenti carboniferi, il primo combustibile ad essere adoperato per la produzione di energia, soprattutto nelle fornaci per fondere i minerali metallici e per alimentare i motori a vapore.
Nella seconda metà del XX secolo il carbone è stato sostituito dal petrolio per via del troppo inquinamento e in molti casi più costoso; già nel 1955 i combustibili fossili costituivano il 52% del fabbisogno energetico mondiale.
Con l’invenzione delle automobili e lo sviluppo degli aeromobili le richieste di petrolio sono aumentate e di conseguenza l’industria petrolchimica si è sviluppata in modo esponenziale per produrre componenti che spaziano dalla plastica alla materia prima.
Svantaggi per l’ambiente
Sin dalla rivoluzione industriale si sono potute osservare le conseguenze della combustione di carbone e petrolio di cui sono fattori inquinanti associati a maggiori rischi di contrarre malattie respiratorie:
- anidride carbonica;
- monossido di carbonio;
- ossidi di azoto;
- biossido di zolfo;
- composti organici volatili;
- metalli pesanti;
- biossido di carbonio, o CO2.
Lo sfruttamento dei combustibili fossili provoca la creazione di questi gas dannosi per l’ambiente che causano l’effetto serra contribuendo al surriscaldamento globale.
Se da un lato i combustibili fossili ci hanno permesso di sviluppare le tecnologie e dare luce alle notti più buie, oggi le stesse risorse possono mettere a rischio la biodiversità degli ecosistemi del pianeta e il nostro ulteriore sviluppo.
Tuttavia dal 1990 a oggi l’uso di questo genere di risorse è calato in favore dell’aumento dell’impiego di energia derivata dalle fonti rinnovabili cambiando significativamente l’uso dell’energia a livello Europeo. Una speranza concreta per il futuro dell’intero Pianeta.