Dal 1980, quando si è scoperta nell’oceano pacifico la Great Pacific Garbage Patch, si sono studiati i metodi migliori per la risoluzione di tale problema: le risposte all’inquinamento arrivano da ogni parte del mondo.
I primi risultati sono arrivati negli ultimi decenni e oggi le tecnologie per l’ambiente sono ormai in grande aumento: alcune sono studiate per la prevenzione di ulteriori danni, altre per riparare a ciò che è stato commesso finora dall’uomo.
La sostenibilità ambientale prende un nuovo significato mettendo i nuovi mezzi tecnologici al servizio dell’ambiente e degli essere viventi con l’obiettivo di ritrovare quanto perso con l’inquinamento del pianeta: l’equilibrio tra progresso, umanità e natura.
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System 001/B – Ripulitore dell’oceano
Questo sistema è stato pensato nel 2012 da un diciannovenne olandese Boyan Slat che affermava di poter costruire un macchina che potesse catturare la plastica galleggiante per rimuoverla dai mari.
Dopo anni di studi e prove il 2 ottobre 2019 è arrivato l’annuncio dell’effettivo funzionamento del System 001/B e dell’avvio della pulizia definitiva dei mari.
Questa macchina, come una grande barriera pieghevole, segue le onde del mare, le correnti marine e si lascia trasportare dal vento in modo da “abbracciare” tutto ciò che incontra.
Essa è monitorata tramite videocamere, è collegata al satellite e quando arriva al limite delle sue possibilità segnala alla base di essere satura; in quel caso interviene l’uomo dando supporto tramite una nave che estrae i rifiuti dall’acqua e li porta a terra per essere smistati e riciclati come tutti gli altri.
Boyan Slat è l’esempio che una buona idea, anche se piccola, può dare un grande contributo esteso a tutto il mondo.
Dall’aria all’acqua – Il miracolo di HumaCoo
Il concetto di sostenibilità si riassume nel progetto tecnologico dell’HumaCoo, fondazione senza scopo di lucro, che con l’aiuto delle donazioni raccolte ha portato e continuerà a portare l’acqua nei paesi in cui questa risorsa indispensabile manca.
Alla fine del 2018, in cooperazione con la società svizzera SEAS, la fondazione arriva in Namibia, dove l’acqua e l’igiene scarseggiano; qui ha installato una macchina che estrarrà dall’aria oltre 2 mila litri di acqua al giorno e inoltre renderà potabile l’acqua del pozzo migliorando smisuratamente la qualità della vita della popolazione che vi ci abita e permettendo loro di avere un’adeguata idratazione e igiene.
Il macchinario si alimenta con l’energia rinnovabile del sole, tramite dei pannelli fotovoltaici e questo lo rende facilmente installabile anche in altri paesi con importanti carenze idriche e una scarsa qualità della vita.
Seabin – Bidoni mangiaplastica
Questo progetto è stato pensato per i porti per la prevenzione dell’accumulo di plastica nei mari: i porti infatti sono un’importante fonte di inquinamento dell’acqua e per questo è meglio limitare i danni.
Il progetto Seabin nasce per merito di due amici surfisti che semplicemente non vogliono cavalcare le onde di un mare sporco: da questo piccolo desiderio nasce una grande idea per risolvere il problema al suo principio.
Nelle città marittime, soggette a forti eventi ventosi, spesso capita che la sporcizia gettata in terra con una folata di vento finisca in mare, questa con le correnti e il transito delle barche potrebbe essere trasportata in mare e causare ulteriori danni, anche peggiori di quelli che si creano nel porto.
Il sistema Seabin, letteralmente tradotto come “bidone del mare”, permette la raccolta della plastica che galleggia tramite una serie di bidoni collocati lungo il porto, come una piccola squadra.
Tramite il moto ondoso il bidone riesce a raccogliere più di 500 chili di plastica all’anno: galleggiando poco sotto la superficie l’acqua viene filtrata e espulsa tramite delle pompe, mentre i corpi estranei, anche i più piccoli, vengono trattenuti dal sistema. Questa tecnologia ha bisogno di una manutenzione ogni due settimane per essere svuotato dai rifiuti e riesce a pompare fino a 25.000 l di acqua ogni ora.
Per ora i porti Italiani aderenti a questo progetto internazionale sono solo 11, ma si prospetta un inserimento di tali bidoni anche sulle navi che solcano il mare.
Energie rinnovabili
L’esempio più comune e diffuso di tecnologia per l’ambiente è l’energia prodotta da risorse naturali rinnovabili quali:
- il sole, che genera energia tramite i sistemi di cattura dei raggi come solare termico, termodinamico e fotovoltaico;
- il vento, sfruttato tramite le pale eoliche che generano energia col movimento;
- l’acqua, che con il suo moto attraverso delle turbine genera energia idroelettrica;
- calore della terra, trasmesso per mezzo di serpentine al generatore di energia geotermica;
- i vegetali, che vengono trasformati in biocarburanti, biogas, oli vegetali, olio di alghe e cippato per sfruttarne l’energia della biomassa;
- il mare, che tramite le correnti e il moto ondoso generano energia marina;
- le falde acquifere, fonte di energia o cogenerazione.
Ogni anno i ricercatori lavorano per migliorare e rendere efficienti queste risorse e ne sviluppano di altre ancora più efficienti.
Un gruppo di ricercatori brasiliani sta attualmente lavorando a un progetto pensato già negli anni ’80 e che ancora non ha avuto un riscontro nella realtà: la cattura e l’immagazzinamento dell’energia elettrica dei fulmini.
Finora si è capito che è impossibile catturare direttamente il fulmine sia per la sua potenza che per la bassa probabilità di identificare il punto esatto in cui andranno a cadere. Perciò si sta cercando il modo di catturare l’energia che esso rilascia nelle particelle del vapore atmosferico.
Smart grid – città intelligenti
La tecnologia della smart grid è una rete di informazione e di distribuzione elettrica che permette di gestire la rete elettrica in maniera “intelligente” e efficiente.
Questo sistema di reti, che collega un conglomerato di stabilimenti ai centri di generazione di corrente da fonti rinnovabili, minimizza eventuali sovraccarichi e variazioni di tensione elettrica garantendo:
- affidabilità e qualità nella fornitura dell’energia elettrica;
- flessibilità nella gestione della domanda;
- tutela ambientale, contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO2 tramite l’utilizzo di fonti rinnovabili e la mobilità elettrica favorita dal sistema;
- maggiore consapevolezza di questo nuovo stile di vita e di consumo delle energie da parte di chi fa parte di questo conglomerato.
Finora il sistema della distribuzione di energia elettrica si limita a diffonderla da pochi generatori o centrali a un grande numero di utenti, in senso unico, senza alcun ritorno e col dispendio di energie.
L’obiettivo finale di questo progetto è quello di consentire all’energia di viaggiare in più direzioni, partendo da più nodi, così che la rete sia in grado di rispondere alla richiesta degli utenti e ottimizzandone la gestione.
Questo traguardo, per quanto possa sembrare lontano, si sta raggiungendo poco per volta: al momento infatti è possibile fare distinzione tra le ore di maggiore e minore richiesta di energia facendo pagare meno chi utilizza l’energia nelle ore di minor consumo attraverso il meccanismo delle fasce orarie, scoraggiando così l’uso dell’energia nelle ore di punta e agevolando chi ha bisogno di una maggiore potenza per la propria attività.